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Sopravissuto
293 opere d'arte degli Uffizi sono resiste in Passiria alla guerra mondiale. Durante il lockdown la mostra speciale "Uffizi in Passeier" ha ricevuto una seconda vita.
La seconda vita di una mostra ridisegnata. In giugno, la mostra "Uffizi in Passeier" si sposterà: Dalle cantine storiche del Sandhof in Passiria nel tunnel stradale di Le Gallerie a Trento.
Di Judith Schwarz.
Traduzione: Tiziano Rosani
Nella mostra vi è una foto che sembra l'istantanea di un deposito d’arte. I dipinti sono disposti uno dopo l’altro, come fossero illustrazioni in un libro d’arte: Rubens e Cranach, Pollaiolo e Tintoretto, Caravaggio e Botticelli. Al centro è una porta e sopra un cartello: "Sala d'armi". Si tratta del vecchio carcere di San Leonardo in Passiria.
Durante la guerra, un'armeria ha custodito, al posto di armi, opere d’arte. Un mondo alla rovescia.
UFFIZI IN PASSEIER pare quasi una parodia dei musei. Quando guardiamo l’arte, quando consumiamo l’arte nei musei che la ospitano, ne adoriamo la perfezione. Non solo la perfezione artistica delle opere, ma in fondo anche la perfezione della tecnologia espositiva: l'illuminazione, le modalità di presentazione, i sistemi di sicurezza. Nei musei, l’arte sotto vetro appare immutata ed eterna.
UFFIZI IN PASSEIER narra quello che non vediamo quando siamo davanti ad opere brillantemente restaurate.
Ci ricorda che l'arte conservata nei musei non è inviolata. Ha un passato composto di storie, che noi visitatori e visitatrici solitamente ignoriamo. Le opere d’arte dei musei fiorentini hanno intrapreso durante la guerra un viaggio rischioso, passando per le mani, anche sudate, di soldati, autisti, responsabili della tutela dell‘arte. Sono cadute a terra, si sono strappate, hanno sviluppato muffe a causa dell’umidità. E alcune, prima di arrivare in Alto Adige, sono pure sparite negli zaini dei soldati come souvenir. La storia narrata in UFFIZI IN PASSEIER non si conclude quindi nel luglio 1945 col ritorno di questi tesori a Firenze. Quando le opere hanno sfilato trionfalmente attraverso la città, come fa un condottiero vittorioso.
Però non tutte le opere sono tornate. E quindi l’Italia non ha potuto archiviare definitivamente la vicenda.
Vi è una cesura a metà della mostra. Non siamo più nella Seconda Guerra Mondiale. Siamo nel 2019. Gli Uffizi lanciano – con grande impatto mediatico – un appello alla Germania per la restituzione di un dipinto. Un dipinto, che - prima di giungere in Alto Adige - era stato spedito da un soldato della Wehrmacht alla moglie in Germania. Si tratta del “Vaso di fiori” di Jan Van Huysum. Per ricordare la perdita gli Uffizi hanno prodotto un video raffigurante una riproduzione con la scritta "rubato". Si è trattato quasi di un’azione artistica, che non solo ha ottenuto un grande impatto mediatico, ma che alla fine si è conclusa con il ritorno del dipinto agli Uffizi. Il dipinto originale “vaso di fiori” è divenuto oggetto di appropriazione reale e simbolica. Ma anche la riproduzione, che all'inizio era solo un ricordo di se stessa, in questo affare di stato tedesco-italiano ora è diventata molto di più. Anche la riproduzione è stata a sua volta riprodotta per questa mostra. Una copia della copia.
Il direttore degli Uffizi, egli stesso tedesco, ha commentato il ritorno del quadro con queste parole: "È una grande vittoria per l'Italia e per tutta l'umanità". Non credo sia necessario vi dica che la parola “vittoria” non è mai stata menzionata nei media tedeschi. Le foto sulla stampa sono le medesime, invece le didascalie che le accompagnano non lo sono affatto. Chi siano i "buoni" in questa vicenda italo-tedesca dipende dal giornale che si sta sfogliando, dipende se è un giornale italiano o un giornale tedesco.
Ogni storia ha sempre almeno due facce, ed è questo l’aspetto più appassionante del racconto di questa mostra, il filo rosso che percorre UFFIZI IN PASSEIER.
Durante la guerra in Italia si affrontarono non solo tedeschi e americani, ma anche le squadre di protezione dell'arte di entrambe le parti. Entrambe col medesimo obiettivo: conservare i tesori d'arte dell'Italia occupata - e rappresentare il nemico come un barbaro in ambito culturale. Il messaggio da parte americana era: "I cattivi tedeschi rubano l'arte, i buoni americani salvano l'arte". Sul lato tedesco il messaggio era opposto: “I cattivi americani bombardano l'arte, i buoni tedeschi portano l’arte al sicuro“.
UFFIZI IN PASSEIER è articolata in due stanze che presentano le due differenti prospettive, quella tedesca e quella americana. In entrambe le stanze troviamo sulle scrivanie la corrispondenza ufficiale e privata di alcune delle persone coinvolte nella vicenda. In entrambe le stanze emergono le preoccupazioni conseguenti all'immensa responsabilità di avere a che fare con capolavori dell’arte mondiale. E in entrambe le stanze si comprende che la contesa dei dipinti fu accompagnata da una veemente battaglia di propaganda. Una battaglia, in cui le foto sulla stampa erano le medesime, ma le didascalie che le accompagnavano non lo sono. Mentre la squadra TEDESCA di protezione dell’arte sfruttò la documentazione fotografica per contrastare la propaganda nemica, la squadra AMERICANA di protezione dell’arte utilizzò le stesse foto come prova dell’incuria nel maneggiare le opere.
Questa battaglia di immagini ha ovviamente poco a che fare con la tutela dell’arte. In questo modo UFFIZI IN PASSEIER evidenzia anche come fino al giorno d’oggi all’arte venga attribuito un grandissimo significato.
Infine, vi parlerò di un'altra foto del 1944. Mostra delle ombre scure sulle pareti degli Uffizi: durante la guerra nel famoso museo d’arte erano venute meno alcune delle opere. E con esse una parte del patrimonio culturale italiano. Potreste ora chiedervi cosa faccia parte del patrimonio culturale italiano e cosa no? Se un patrimonio culturale appartenga a un solo Stato - o a tutti noi? Oppure potreste chiedervi cosa sarebbe successo, se le opere d’arte non fossero state restituite. Se fossero diventate patrimonio culturale di altri? Sarebbe rimasta l’amarezza, perché il ricordo delle opere d’arte rubate non si cancella. Sarebbe rimasta un’ombra.
Per molto tempo la storia di UFFIZI IN PASSEIER è stata dimenticata. Ha vissuto un'esistenza nell'ombra. Può darsi che sia solo una storia secondaria nella grande storia della Seconda guerra mondiale. La mostra UFFIZI IN PASSEIER mira a farla uscire dall'ombra e a riportarla alla luce.
MOSTRA
UFFIZI IN PASSEIER è da vedere fino 1 novembre 2020 5 settembre 2021 in Le Gallerie di Piedicastello (Fondazione Museo storico del Trentino)
RASSEGNA STAMPA
Conferenza stampa (30.06.2020)
Il Dolomiti (30.06.2020)
Alto Adige Trentino (01.07.2020) di Katja Casagrande
The Journal of Cultural Heritage Crime (23.07.2020) di Nadia Pedot
HistoryLab (22.10.2020)